Per secoli il rum è stato associato con pirati e bucanieri, e giustamente. Lo stendardo sulle navi pirata mostrava uno scheletro che teneva un pugnale in una mano e un bicchiere di rum nell’altra. Quando Robert Louis Stevenson scrisse il suo capolavoro, L’Isola del Tesoro, menzionò Dead Man’s Chest, un’isola deserta nelle Isole Vergini britanniche, e fece riferimento al testo di una famosissima canzone dei pirati “Quindici uomini su Dead Man’s Chest (l’isola che si stagliava all’orizzonte come una Cassa del Morto, yo-ho- oh, e una bottiglia di rum!” Non è una sorpresa quindi che troviamo l’isola a forma di bara raffigurata su uno dei primi francobolli della regina Elisabetta II, precisamente sul 4 cent, della serie ordinaria del 1964. Della stessa serie definitiva fa parte anche un 2 cent francobollo raffigurante Soper’s Hole, una baia ben protetta all’estremità occidentale di Tortola, la capitale dell’arcipelago. Questa zona era molto frequentata dai pirati e fino ai primi del 1900 era un luogo noto per il contrabbando di merci e liquori. Non a caso un altro luogo su l’estremità occidentale dell’isola si chiama Smugglers Cove (il Covo dei Contrabbandieri), un nome che non ha bisogno di ulteriori commenti.
Sebbene a un certo punto della storia le Isole Vergini Britanniche furono i principali fornitori di cotone per la Gran Bretagna, anche le esportazioni di zucchero muscovado e rum erano piuttosto consistenti. Per tutto il 1700 la Gran Bretagna aumentò le sue importazioni di rum dell’India occidentale; una maggiore domanda aveva portato a prezzi più alti e i coltivatori di Tortola beneficiarono da questo boom. Tra l’aprile e il maggio 1784, sei navi partirono da Road Harbor – la rada della capitale dell’arcipelago – per varie destinazioni, portando a bordo un totale di circa 30.000 galloni di rum prodotto a Tortola, e si trattava certamente di una grande quantità di distillati nobili per una così piccolo isola. Le navi erano dirette a destinazioni come Bermuda, Filadelfia, Baltimora, New York e Halifax.
In passato le distillerie di Cane Garden Bay e Brewers Bay (la Baia della piantagione di Canna, e la Baia dei distillatori: due nomi che parlano da soli), Baughers Bay e Georges Northside (a Tortola) producevano alcuni dei migliori rum di tutte le Indie Occidentali. I Callwood, Pickering, Jacob, Scatliffe, Parson, Warner e Freeman erano i più rinomati distillatori di Tortola. Le rovine di vecchi lavori (laboratori) possono essere viste in varie località, tra cui Josiah’s Bay, Brewers Bay, Sugar Mill Hotel, sul lato nord di Tortola e Nail Bay su Virgin Gorda.
Il declino delle piantagioni di zucchero iniziò prima dell’abolizione della schiavitù. Le esportazioni di zucchero rallentarono e, per un certo periodo, aumentò la produzione di rum, ma la tendenza al ribasso persistette per tutto l’Ottocento. Il terribile uragano del 1819 inflisse danni gravi o fatali a decine di zuccherifici, e i modesti tentativi di rilancio di questa industria nei primi anni del Novecento furono solo il “canto del cigno” di una tradizione gloriosa ma in declino.
Un rapporto coloniale per gli anni dal 1953 al 1954 afferma che “il rum viene prodotto in otto piccole distillerie di Tortola. I loro macchinari sono molto semplici… e il rum viene distillato direttamente dal succo fermentato della canna da zucchero. Non viene prodotto, e la maggior parte del rum viene consumato localmente, ma piccole quantità vengono inviate a St. Thomas (Isole Vergini Americane)”.
Il primo francobollo delle Isole Vergini Britanniche raffigurante macchinario per produrre rum è un 50 centesimi emesso nel 1976 raffigurante la Callwood Distillery a Cane Garden Bay, uno dei luoghi più incantevoli di Tortola. La zona deve il suo nome alle grandi piantagioni di canna da zucchero del 1700. Abbastanza vicino all’ufficio postale locale, la distilleria è l’ultima del suo genere nelle BVI e per la gioia dei visitatori continua a funzionare come museo.
L’album dei francobolli delle Isole Vergini Britanniche ha il singolare privilegio di presentare una serie molto interessante e colorata di quattro francobolli e un minifoglio emessi il 30 luglio 1986 per commemorare la produzione di rum nelle isole. I disegni dei francobolli sono alquanto ispirati alle vecchie stampe.
Questa serie è composta da un valore da 12 cent. raffigurante una scena tipica della raccolta della canna da zucchero; un 40 cent. raffigurante un mulino per fabbricare zucchero (il disegno sembra essere un riarrangiamento di una stampa del 1830 chiamata “A Mill Yard” (il cortile di un Mulino) stampata a Londra da Edward Suter per la Società che promuoveva la prima educazione dei giovani di colore; un francobollo da 60 centesimi raffigurante i vecchi laboratori per la fermentazione e distillazione del rum, e un francobollo da $1 il cui design è un adattamento di una vecchia stampa molto conosciuta chiamata “Shipping Hogsheads” (Spedizione delle Teste di Maiale: le botti erano, infatti, grandi barili contenenti da 100 a 140 galloni di rum ciascuno).
A completare questa attraente serie c’è un francobollo da $2 racchiuso da un accattivante foglietto raffigurante la cerimonia “Up Spirits” (Su con gli Spiriti) su una nave della Royal Navy sventolante il famoso segnale della bandiera di Nelson a Trafalgar, “L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere”.
Quando Sir William Penn catturò la Giamaica agli spagnoli nel 1655, iniziò la pratica di dare rum ai marinai. Sostituì una birra orrendamente inventata e, dal 1667 al 1970, la Royal Navy emise una razione giornaliera di rum a bordo delle navi delle Loro Maestà, e una doppia razione (o tot) che veniva distribuita a ciascun marinaio prima della battaglia (tot era un 1/8 di pinta di rum, la razione giornaliera standard). La Marina degli Stati Uniti seguì la stessa usanza fino a quando la sua distribuzione di rum fu abolita nel 1914.
Oggi, il “British Navy Pusser’s Rum” è a disposizione del pubblico. La grande tradizione del Rum della Royal Navy riprese vita nei primi anni Ottanta quando Charles Tobias, con l’approvazione dell’Ammiragliato, ricevette la ricetta segreta del Pusser’s Rum e decise di farlo produrre a Tortola.
Il Royal Navy Sailors’ Fund riceve una donazione dalla vendita di ogni bottiglia. Il collezionista tematico sarà senz’altro interessato allo speciale timbro postale celebrativo dell’ultima emissione di rum alla Royal Navy utilizzato a Portsmouth nel 1970.
Altri rum commercializzati nelle BVI includono Tortola’s Spiced Rum, Sebastian’s, Foxy’s Firewater, Saba Rock Rum e Bitter End Yacht Club Gold Rum.
Il rum è senza dubbio il mixer più versatile, e l’innumerevole varietà di punch al rum, daiquiri e colada è il più fantasioso possibile e immaginabile. Le Isole Vergini si sono guadagnate una reputazione per i loro rum leggeri e deliziosi, e gli intenditori dicono che è la pura acqua piovana utilizzata nella distillazione, il sole splendente temperato da piogge regolari e la melassa di canna superiore che creano rum così perfetti. Alcuni dei rum dorati sono così squisiti che assomigliano ai migliori brandy. I visitatori delle isole spesso si chiedono se gli sia stato servito un bicchiere di rum o una delle bevande preferite da Napoleone.
Oltre a scrivere di francobolli e storia postale da oltre 55 anni, Giorgio Migliavacca ha scritto per Opera Quarterly (Oxford University Press) e molte riviste filateliche e numismatiche in tutto il mondo.
For centuries, rum has been associated with pirates and buccaneers, and rightly so. The pennant on pirate ships showed a skeleton holding a dagger in one hand, and a glass of rum in the other. When Robert Louis Stevenson wrote his masterpiece, Treasure Island, he mentioned Dead Man’s Chest, a deserted island in the British Virgin Islands, and referred to the lyrics of a very famous pirate song “Fifteen men on the Dead Man’s Chest, yo-ho-ho, and a bottle of rum!” It is no surprise then that we find the coffin-shaped island depicted on one of the early definitives of Queen Elizabeth II, namely on the 4 cent, 1964 series. Also part of the same definitive series is a 2 cent stamp depicting Soper’s Hole, a well-protected bay on the west end of Tortola. This area was very popular with pirates and up to the early 1900’s was a well-known spot for contraband and liquor smuggling. It is no surprise that another place on the west end of the island is called Smugglers Cove – a name that needs no further comment.
Though at a certain point in history the British Virgin Islands were the main suppliers of cotton to Britain, exports of muscovado sugar and rum were also quite substantial. Throughout the 1700’s Britain increased her imports of West Indian rum; greater demand led to higher prices and the Tortolian planters did well out of this boom. Between April and May 1784, six vessels left Road Harbour – the archipelago’s capital – for various destinations, carrying on board a total of some 30,000 gallons of rum produced in Tortola, and this was certainly a large quantity of noble spirits for such a small island. The ships were bound for destinations such as Bermuda, Philadelphia, Baltimore, New York and Halifax.
In the old days the distilleries of Cane Garden Bay and Brewers Bay (two names that speak for themselves), Baughers Bay and Georges Northside (in Tortola) produced some of the best rum in the entire West Indies. The Callwoods, Pickerings, Jacobs, Scatliffes, Parsons, Warners and Freemans were the most renowned distillers on Tortola. Ruins of old works can be seen at various locations, including Josiah’s Bay, Brewers Bay, Sugar Mill Hotel, on the north side of Tortola, and at Nail Bay on Virgin Gorda.
The decline of the sugar plantations began before the abolition of slavery. Sugar exports slowed down and, for a while, rum production went up, but the downward trend persisted throughout the 1800’s. The dreadful hurricane of 1819 inflicted serious or fatal damage to dozens of sugar works, and modest attempts to revamp this industry during the early 1900’s were only the “swan song” of a glorious but fading tradition.
A Colonial Report for the years 1953 to 1954 stated that “rum is manufactured at eight small distilleries in Tortola. Their machinery is very simple… and the rum is distilled directly from the fermented juice of the sugar-cane. No sugar is produced, and most of the rum is consumed locally, but small quantities are sent to St. Thomas (U.S. Virgin Islands)”.
The first British Virgin Islands stamp featuring rum-making equipment is a 50¢ issued in 1976 depicting the Callwood Distillery at Cane Garden Bay, one of the most enchanting spots on Tortola. The area owes its name to the large sugar cane plantations of the 1700’s. Quite close to the local post office, the distillery is the last of its kind in the B.V.I. and to the delight of visitors it continues to operate as a working museum.
The stamp album of the British Virgin Islands has the distinct privilege of featuring a most interesting and colourful set of four stamps and one miniature sheet issued on 30 July 1986 to commemorate rum-making in the islands. The designs of the stamps were very much inspired by old prints.
This set consists of a 12 cent denomination depicting a typical scene of sugar cane harvesting; a 40 cent depicting a sugar mill (the design seems to be a rearrangement of an 1830 print called “A Mill Yard” printed in London by Edward Suter for the Ladies’ Society for Promoting Early Education of Negro Children); a 60 cent stamp featuring the old works, fermenting and distilling of rum, and a $1.00 stamp whose design is an adaptation of a very well known old print called “Shipping Hogsheads” (hogsheads were, in fact, large barrels containing from 100 to 140 gallons of rum each).
Completing this attractive set is a $2.00 stamp enclosed by a most captivating miniature sheet and featuring the “Up Spirits” ceremony on a Royal Navy ship boarded by Nelson’s famous flag signal at Trafalgar, “England expects that every man will do his duty”.
When Sir William Penn captured Jamaica from the Spanish in 1655, he started the practice of giving rum to sailors. It replaced some horrendously concocted beer, and from 1667 to 1970, the Royal Navy issued a daily rum ration on board Their Majesties’ Ships, and a double tot was issued to each sailor before battle (tot was a 1/8 pint of rum, the standard daily ration). The U.S. Navy followed the same custom until its rum issue was abolished in 1914.
Today, the “British Navy Pusser’s Rum” is available to the public. The great tradition of the Royal Navy Rum was revived in the early 1980’s when Charles Tobias, with the Admiralty’s approval, was given the secret recipe for Pusser’s Rum and decided to have it produced in Tortola.
The Royal Navy Sailors’ Fund receives a donation from the sale of each bottle. The thematic collector will undoubtedly be interested in the special postmark celebrating the last issue of rum to the Royal Navy used at Portsmouth in 1970.
Other rums marketed in the B.V.I. include Tortola’s Spiced Rum, Sebastian’s, Foxy’s Firewater, Saba Rock Rum and the Bitter End Yacht Club Gold Rum.
Rum is undoubtedly the most versatile mixer, and the innumerable variety of rum punches, daiquiris and coladas is as imaginative as it can possibly be. The Virgin Islands have gained a reputation for their light and delightful rums, and connoisseurs say it is the pure rainwater used in the distillation, the bright sunshine tempered by regular showers, and the superior cane molasses that create such perfect rums. Some of the golden-tan rums are so exquisite that they resemble the best of brandies. Visitors to the islands often wonder whether they have been served a glass of rum or one of Napoleon’s favourite tipples.
In addition to writing about stamps for well over 35 years, Giorgio Migliavacca is a contributing writer for The Opera Quarterly (Oxford University Press).
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